Ci sono antichi mestieri che si sono persi nel tempo, nel corso degli anni, ma sono rimasti nella memoria collettiva, grazie ai racconti di nonni, bisnonni, grazie a vecchie fotografie che oggi ci fanno sorridere e commuovere. Pezzi di storia che profumano di artigianato, di arte e poesia.

Fabbri chiusi nelle botteghe fino a tardi, calzolai intenti a “rifare nuove delle scarpe vecchie”, donne tessitrici, ricamatrici, con una precisione e una cura che oggi sembra impossibile. Abituati come siamo alla frenesia, alla velocità, alle cose industriali, a fredde macchine. Ma non tutto è perduto.

Lustrascarpe

Ripercorriamo alcuni degli Antichi Mestieri, oggi che il periodo storico che stiamo attraversando ci costringe a fermarci, a riflettere, ad apprezzare.

Donna che fila il lino – Sardegna

Immaginate che c’era un lampionaio? Il lampionaio aveva il compito di accendere e spegnere i lampioni ad olio o a gas delle vie e delle pubbliche piazze. Queste figure, appena calava il sole, muniti di scale e di un’asta con del materiale infiammabile sulla punta, passavano ad accendere tutti i lampioni. All’alba rifacevano il giro per spegnerli con un’altra asta munita all’estremità di un oggetto di lamiera simile ad un imbuto rovesciato. La figura del lampionaio, con la diffusione dell’energia elettrica, è andata progressivamente in declino e con la fine della II Guerra Mondiale è andata definitivamente in pensione. E l’arrotino? è una professione artigiana che consiste nella molatura o affilatura delle lame. Avete mai sentito il grido:” é arrivato l’arrotino?” Che gioia dà a chi l’ascolta. Questa figura non è scomparsa, bensì si è specializzata. Oggi occorre possedere nozioni di metallurgia, conoscenza degli acciai e dei trattamenti termici, nozioni sui materiali abrasivi.

In passato l’arrotino spesso svolgeva il proprio mestiere spostandosi con una sorta di biciclo-carretto dotato di una grossa ruota di legno, quando giungeva a destinazione alla ruota veniva agganciato un pedale con vari snodi, veniva fissata la cinghia di trasmissione del movimento alla mola e su una parte sporgente del carretto. Per arrotare un utensile, l’arrotino imprimeva alla ruota un movimento ben ritmato e continuo e con abili gesti delle mani lo passava sulla mola fino a che la lama non diventava tagliente. E il carbonaio? Sembra impossibile pensare a tempi in cui il gas non aveva ancora fatto il suo ingresso nelle case e il carbone era il combustibile per riscaldarsi e cuocere il cibo. La necessità di reperire il carbone, utile ai bisogni primari della vita, ha introdotto l’uomo a praticare il mestiere del carbonaio. Questo lavoro era molto pesante, e lo portava ad assentarsi per vari mesi.

Avete mai sentito il racconto di un caccia topi? Era una figura necessaria quando malattie e pestilenze erano diffuse proprio dai roditori.  Il caccia topi aveva il compito di trovare i ratti e catturarli al fine di alleviare i disagi.

Antichi mestieri – Il cercatore di topi

E il lustra scarpe? Trovare per strada un signore gentile che si occupava di liberare le scarpe da fango e polvere, passare le pomate, spazzolare e lucidare le scarpe? Un mestiere che ebbe un forte incremento nel dopoguerra. Sciuscià è un termine usato nella lingua napoletana, oggi in disuso, che stava ad indicare i lustrascarpe del secondo dopoguerra. Probabilmente una forma italianizzata dell’inglese “shoe-shine”, lustrascarpe. A capo dei piccoli Sciuscià c’era il vero Lustra scarpe che si posizionava sempre in un posto dove transitava tanta gente.

Locandina del film di Vittorio De Sica

Purtroppo i clienti volontari erano sempre troppo pochi, anche perché non tutti avevano scarpe che valeva la pena di pulire. Il lustra scarpe sistemava il pezzo di legno su cui far poggiare il piede e si metteva all’opera con spazzole e panni per lucidare. Vittorio De Sica ci racconta questa figura nell’omonimo film del 1946, uno dei capolavori del neorealismo italiano. Il mestiere infatti rendeva pochissimo, ma si faceva come tanti piccoli mestieri inventati , per portare qualcosa a casa.

Il lavoro in questo momento assume ancora più importanza, non solo per il tarlo della disoccupazione sempre purtroppo presente, ma per la situazione dovuta all’emergenza sanitaria, una situazione davvero difficile per tantissimi. C’è chi ha dovuto reinventarsi un lavoro, chi lo sta cercando, chi sta lottando per mantenere il proprio.

Il fotografo di strada. Antichi mestieri

Il lavoro è dignità, condiziona le nostre vite, la nostra socialità, le nostre famiglie. Ha una importanza vitale, e anche oggi, come nella notte dei tempi, è fatto di cultura, studio, preparazione, competenza, ma anche di tanta creatività e un pizzico di fortuna che non guasta mai. Buon primo maggio a tutti! 

 

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