Non ci sarà mai una bottiglia di vino Dop o Igp siciliano che avrà in etichetta la scritta “Primitivo”. Questa la decisione del ministro per le politiche agricole Teresa Bellanova che è intervenuta sulla diatriba tra Puglia e Sicilia. Le due regioni, infatti, si sono un po’ scontrate sull’uva Primitivo, da sempre simbolo della Puglia.

La Sicilia, l’anno scorso, ha autorizzato la coltivazione di quest’uva anche nei vigneti isolani. La decisione della Regione siciliana di autorizzare gli impianti di Primitivo è stata ufficializzata nel 2019. In realtà l’Irvo, l’istituto regionale vite e vino di Sicilia, aveva iniziato già negli anni ’90 la coltivazione di questo vitigno pugliese in forza di un progetto tra l’altro finanziato dallo stesso ministero. Il progetto, però, dopo una decina d’anni era stato accantonato e poi ripreso su sollecitazione di alcuni produttori siciliani

Il Puglia il Primitivo è l’uva più diffusa. Solo il consorzio del Primitivo di Manduria coltiva 4.500 ettari con questa uva e ha un potenziale di produzione di 25 milioni di bottiglie. Per quanto riguarda la coltivazione, la Bellanova ha spiegato che :”In Sicilia, come in altre regioni italiane, non si può impedire, dopo necessaria sperimentazione, l’impianto di viti dell’uva pugliese, ma i vini Dop e Igp ottenuti non potranno mai essere etichettati con l’indicazione del nome del vitigno Primitivo”.

Quindi in Sicilia, spiega il ministro, si potrà tranquillamente coltivare il Primitivo, ma mai dichiararlo in etichetta. La legislazione europea e i corrispondenti decreti nazionali proteggono i riferimenti territoriali, le cosiddette indicazioni geografiche, ma non creano la protezione giuridica delle varietà né impediscono che quelle uve possano essere coltivate anche altrove.

Il ministro ha specificato che anche sul sito del Ministero è possibile reperire tutte le indicazioni necessarie proprio sulle Indicazioni geografiche, e che rappresentano una eccellenza della nostra filiera alimentare.

Insomma in Sicilia si potrà coltivare il Primitivo, ma solo per alcune vinificazioni sperimentali. Sarà impossibile commercializzarlo. E se vinificato non potrà comunque essere venduto come vino a denominazione o indicazione geografica. Il Gal Terre del Primitivo ha aggiunto:  “Il suo valore culturale e identitario appartiene a questi luoghi e nessuno può appropriarsene – Il vino Primitivo di Manduria, da generazioni, rappresenta l’immagine di questa terra, declinata nei suoi tanti aspetti che vanno dall’enologia all’enogastronomia, dalle tradizioni e alla vita rurale. È per questo che condanniamo con forza la possibilità che altre regioni coltivino questo vitigno autoctono pugliese.” L’Italia si sa è fatta di campanili, ma ogni territorio ha le sue eccellenze, i suoi prodotti, le sue eccellenze enogastronomiche, che vanno sì coltivate ma anche sempre protette. Perché ogni territorio ha una storia a sé che racconta da secoli.

 

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